Da Cometa a Betlemme, per riflettere sul proprio ruolo e sull’importanza di accompagnare bambini e ragazzi verso la costruzione del loro futuro. E’ stata un’esperienza estremamente arricchente quella che Matteo, Tommaso e Alessandro, tre educatori del centro diurno Il Manto, hanno vissuto tra l’8 e il 12 di maggio, quando, grazie a un nuovo progetto di scambio, hanno raggiunto la Terra Santa.
L’idea è partita proprio da uno di loro, Matteo, che in passato ha svolto a Betlemme due anni di servizio civile, nei quali ha avuto modo di conoscere a fondo la Casa del Fanciullo, una realtà molto simile a quella di Cometa e del Manto. Ed è proprio dalle analogie tra le due organizzazioni che è scaturita la proposta di scambio, volta al confronto e all’arricchimento reciproco.
I tre ragazzi, che a Como sono parte attiva di “Una Casa per Crescere”, che coinvolge 120 bambini di elementari e medie, che vengono accompagnati nel percorso educativo, nello studio e in laboratori finalizzati a lavorare sulle loro potenzialità e passioni, sono partiti con l’idea di entrare in punta di piedi nella realtà e imparare il più possibile, ma sono stati travolti da un’autentica ondata di entusiasmo.“
L’idea era quella di creare un dialogo con gli operatori di Betlemme, ma anche e soprattutto quella di vivere un’esperienza arricchente a livello personale – raccontano i tre educatori – abbiamo cercato di entrare timidamente nella quotidianità della Casa del Fanciullo, ma fin da subito siamo rimasti colpiti dall’accoglienza. Sia il personale, sia i ragazzi, ci hanno fatto capire che per loro, la nostra presenza, rappresentava un’opportunità. Tutti hanno cercato il contatto con noi, facendoci sentire immediatamente integrati. E’ stato prezioso”.
Durante i cinque giorni, Matteo, Tommaso e Alessandro hanno alternato visite ad altre realtà della zone a pomeriggi con i ragazzi e gli educatori della Casa del Fanciullo. Dall’incontro e dal confronto, sono scaturiti preziosi insegnamenti e riflessioni. “Abbiamo affrontato diverse tematiche – raccontano – Una, importantissima, è quella dell’essere casa e del far sentire a casa i bambini che affianchiamo. Ma anche il tema dell’educare attraverso l’esperienza, quindi dell’aiutare i ragazzi a mettersi in gioco e a scoprire le proprie passioni, è stato oggetto di confronto. Ci siamo resi conto che esistono tante analogie tra Cometa e Casa del Fanciullo, nonostante loro abbiano meno possibilità di noi, per via del contesto politico in cui si trovano. Un ragazzo, ad esempio, ci ha espresso il proprio desiderio di giocare a pallacanestro, ma anche l’impossibilità di farlo, poiché non gli è possibile uscire da Betlemme. Nonostante questo, però, non ha perso speranza. Questi incontri ci spronano a lavorare ancora di più con i nostri ragazzi.
A novembre lo scambio si ripeterà, ma saranno gli educatori di Betlemme a raggiungere Como e Il Manto. “Di spunti ne abbiamo avuti tanti – concludono Matteo, Tommaso e Alessandro – Ovviamente dobbiamo rielaborarli prima di inserirli nel contesto di Cometa, ma una delle iniziative che ci piacerebbe introdurre, è quella di scrivere un breve pensiero serale per ringraziare di qualcosa che hanno apprezzato della giornata. In generale, però, l’esperienza ci ha ricordato il senso di quello che facciamo. Non vediamo l’ora di proseguire nel progetto”.
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