Team building sulle rive del lago di Como: una riflessione sulla terza e ultima settimana del progetto Teen Not Neet
Si è conclusa venerdì la terza e ultima settimana di scambio della prima edizione del progetto Teen Not Neet. Cresce, pur nelle difficoltà, lo spirito di gruppo; matura in molti la consapevolezza che, per poter crescere insieme ad altri, occorre metter da parte egoismi e protagonismi; rimane a tutti un bel ricordo di un’esperienza che ha unito Nord e Sud Italia.
Dal Vesuvio a Città Alta alle rive del lago: un nuovo panorama, un’altra storia
Dopo essersi immersi nella cultura napoletana e nei panorami bergamaschi, i 15 ragazzi protagonisti del progetto si sono lasciati affascinare dal lago di Como e dalle montagne che lo circondano. Durante i primi tre giorni hanno avuto diverse occasioni per conoscere meglio la realtà in cui stavano viaggiando scoprendo la bellezza del suo duomo e delle sue piazze e la storia dei suoi cittadini illustri (primo tra tutti Alessandro Volta). Come già successo nel corso degli altri scambi hanno conosciuto una realtà diversa, imparando ad apprezzarne con senso critico gli aspetti positivi e quelli negativi.
La visita guidata della realtà ospitante, Cometa, li ha poi sempre più avvicinati al tema della settimana, il fare squadra. La realtà di Cometa nasce infatti dal desiderio di accogliere e vivere una comunità. Il contatto con un luogo pensato appositamente per questo scopo ha dato così loro l’occasione di interrogarsi sul perché e sul come si possa vivere in un gruppo valorizzando la peculiarità di ognuno.
Escursioni, sport e caccia al tesoro: tanti modi per scoprire la propria capacità di lavorare in gruppo
Alla domanda “Cosa significa lavorare in gruppo?” molti ragazzi hanno risposto brillantemente: saper collaborare, aver fiducia nei compagni, puntare a un obiettivo comune. Ma, come sempre, la distanza tra la teoria e la pratica può essere a volte difficile da superare: proprio per questo motivo ai ragazzi sono stati proposti diversi esercizi con i quali scoprire le difficoltà di un lavoro in comune e provare a superarle. Una caccia al tesoro nel cuore della città di Como, un’escursione con funicolare e battello nel primo bacino del lago, un momento di sport, semplice ma ricco di insegnamenti e confronti.
Al termine di questi cinque giorni tornano perciò a casa più consapevoli delle difficoltà che si incontrano nel collaborare con gli altri e nel puntare insieme a uno scopo comune, oltre che con qualche strumento e strategia in più per provare a superarle.
Un riconoscimento finale per l’impegno dimostrato
Al termine della settimana si è infine tenuto un evento di chiusura del progetto, durante il quale, alla presenza di tutti gli enti partner, sono stati consegnati ai ragazzi gli attestati di partecipazione. Un segno di riconoscimento per l’impegno dimostrato durante le tre settimane, che potranno un giorno spendere per cercare lavoro.
Si chiude così la prima edizione del progetto Teen Not Neet dalla quale tutti noi, ragazzi, tutor, progettisti abbiamo tratto insegnamenti importanti che ci potranno aiutare a migliorare l’esperienza per i protagonisti dell’anno prossimo.
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Public speaking alle pendici del Vesuvio: cosa ci portiamo dietro dal primo scambio del progetto Teen Not Neet
Si è conclusa la prima settimana di scambio del progetto Teen Not Neet. Nuovi legami, nuove storie, un nuovo modo di raccontare se stessi, le proprie esperienze e i propri progetti: nel bagaglio, oltre a quello che già si erano portati dietro, i ragazzi si sono ritrovati anche questo. Scoperte, inaspettate da un lato, frutto del loro impegno e della loro caparbietà dall’altro.
Difficoltà che temprano e uniscono
Aerei in ritardo, alte temperature e tragitti a piedi possono essere un fastidio per chi sogna un viaggio già perfetto e, forse, anche già vissuto. Un fastidio lo sono stato anche per i ragazzi. Oltre però alla seccatura di non veder filare tutto liscio, hanno saputo rimboccarsi le maniche, stringersi l’uno all’altro e trovare un senso nel vivere insieme le difficoltà. Non si sono fermati, si sono adattati e sono andati avanti: è così che sono riusciti a farsi un tuffo al mare, a raccontare le proprie storie superando la timidezza, a regalarsi risate durante una cena comune.
Ciò che con un termine inflazionato chiameremmo flessibilità, i ragazzi l’hanno imparata mettendosi in gioco in prima persona nelle piccole fastidiose sfide quotidiane che questo primo laboratorio ha messo loro davanti.
Ascoltare le testimonianze degli altri
È il pomeriggio di lunedì 4 luglio. Appena scesi dall’aereo i ragazzi ascoltano la testimonianza di Antonio, guida della cooperativa La Paranza di Napoli. Antonio racconta loro il centro storico della città e le piccole curiosità nascoste del Duomo, di Santa Chiara, di San Gregorio Armeno. Con passione trasmette loro tutto ciò che sa di un luogo che ha vissuto.
Martedì 5 luglio, è prima mattina. Ad aspettarli all’ingresso delle Catacombe di San Gennaro c’è Miriam, altra guida della Paranza. Miriam non racconta loro solo di alcuni monumenti e siti archeologici rinati ma anche la storia dei ragazzi che li hanno rianimati e di cui lei è protagonista. Non è più solo un racconto di un pezzo della città ma anche di un pezzo, e molto importante, di vita.
Mercoledì 6 luglio, fa caldo e le strade del Rione Sanità sono in salita. Gea e Maria guidano il gruppo. Maria è una ragazza della loro età impegnata nel progetto Wi-U che coinvolge gli adolescenti del quartiere e Gea è la sua educatrice. Si sono prestate per raccontare loro la storia dei murales del Rione. Non ascoltano più solo la testimonianza di un adulto ma di una ragazza come loro che si è preparata e allenata per raccontare ciò che le sta a cuore davanti a un pubblico.
Tre giorni quindi passati ad ascoltare la testimonianza di qualcun altro, tre giorni passati a immedesimarsi nei panni del pubblico prima di iniziare a diventare attori protagonisti.
Dalla platea al palco: il corso di public speaking
Dopo aver ascoltato, tocca a loro mettersi alla prova. I giorni di giovedì e venerdì sono interamente dedicati a un corso di public speaking, una delle quattro competenze trasversali su cui il progetto si concentra.
Provano a presentarsi una prima volta: qualche esitazione, qualche incertezza, qualcosa da migliorare nel linguaggio non verbale e para-verbale. Si esercitano, capiscono a quali dettagli del proprio corpo e della propria voce prestare attenzione. Riprovano e il miglioramento è significativo.
Si chiudono così questi primi giorni di scambio a Napoli. L’appuntamento per la prossima tappa è fissato per il 25 luglio a Bergamo: ad aspettarli una nuova città e l’opportunità di mettere alla prova la loro capacità di problem solving.
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