Sconfortante. Oltre un milione di studenti in meno, e circa la metà degli attuali docenti, che andranno in pensione. Lo dice il rapporto Ocse”. Che continua: “L’Italia registra la terza quota più elevata di giovani che non lavora, non studia e non frequenta un corso di formazione (neet) tra i Paesi dell’OCSE: il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è neet, rispetto alla media OCSE del 14%. L’Italia e la Colombia sono gli unici due Paesi dell’OCSE con tassi superiori al 10% per le due categorie (inattivi e disoccupati) tra i 18-24enni”.
Cosa si può fare in una situazione così? Si può ripartire? Da dove ripartire? Ma oggi non ci si può attardare troppo sui pensieri; è un giorno speciale qui a Como nella Scuola Oliver Twist di Cometa e c’è molto da fare. È il giorno più speciale dell’anno, il primo, e come ogni anno tutti i ragazzi della scuola sono in aula magna, per il benvenuto da parte di Erasmo, il fondatore che più di trent’anni fa, dicendo il primo sì all’accoglienza di un bambino bisognoso, ha posto la prima pietra per la creazione di un piccolo borgo dove, oggi, sorge la loro scuola e oltre 1.000 tra bambini e ragazzi trovano qualcuno che si prende cura di loro e li accompagna a diventare adulti.
“Tu sei un pezzo unico, eterno e irripetibile, non c’è mai stato un altro come te e mai ci sarà. Scopri l’eccellenza che è in te.” Ha detto anche quest’anno guardando ciascuno negli occhi. Questa è l’accoglienza di Cometa, l’invito a ciascuno che ritorna o arriva per la prima volta: ricomincia dalla verità di te.
Sì può ripartire? Sì. Da dove? Da te, scommettendo su di te, qualunque sia il tuo passato, ora.
È da questa certezza che nasce anche questa nuova avventura, il progetto “AD HOC”: mai nome fu più azzeccato, evocativo di quello sguardo con cui ogni ragazzo merita di essere guardato, di quell’ attenzione ai dettagli che va riposta in ogni singola azione educativa.
Due sono, in particolare, gli elementi cardine che “AD HOC” vuole potenziare e approfondire.
Il primo è “Il fare per davvero”, l’idea è quella di realizzare una vera e propria scuola-impresa capace di accogliere i cambiamenti educativi. Il modello tradizionale fondato su un apprendimento “per accumulo”, dal sapere al fare, è ormai rifiutato da molti ragazzi. La proposta educativa propria del progetto non nasce a tavolino ma da un percorso personalizzato di osservazione e ascolto attivo (ad hoc appunto) che ci ha convinto che proporre agli adolescenti esperienze educative reali e concrete, laboratoriali e di lavoro, sia un modo efficacie di combattere la povertà educativa. Il lavoro assume una valenza educativa vera, tanto più in un momento in cui l’ambito lavorativo per gli adolescenti assume un significato centrale, visto che la scuole e la famiglia sono diventati ambiti purtroppo, troppo spesso, fragili.
Il secondo elemento è la centralità del Maestro su cui convergono le mission dei partner in particolare di Cometa e Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, realtà impegnata a formare nuove generazioni di Maestri d’Arte, e che nel progetto “AD HOC” hanno trovato terreno fertile: «Il mondo ha bisogno di maestri, maestri che lavorino insieme ai ragazzi. Educare, formare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione» (Erasmo Figini, Fondatore Cometa). Il progetto intende così valorizzare i Maestri d’Arte che, in Italia e nel mondo, tramandano «l’intelligenza della mano». Le odierne realtà artigianali, che ereditano la tradizione italiana della bottega medievale e dell’atelier rinascimentale, sono oggi la viva testimonianza della relazione tra abilità tecnica e mente umana.
Osserva Franco Cologni, Presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, che l’incontro dei giovani con i maestri d’arte ha un valore formativo prezioso e insostituibile, perché basato sull’esempio, anche morale: le esperienze proposte da questo progetto fanno in modo di avvicinare le ragazze e i ragazzi a questo mondo ricco di saperi e di valori, “aiutandoli a comprendere che esprimersi tramite le mani aiuta a manifestare il proprio talento, a recuperare fiducia in se stessi, e soprattutto a sentirsi parte di qualcosa di bello, importante e condiviso”.
Il progetto selezionato da Impresa Sociale Con i Bambini e sostenuto dalla Fondazione De Agostini per la prevenzione della povertà educativa nel territorio di Como porterà nel prossimo quadriennio 120 ragazzi, a rischio abbandono scolastico o già dispersi, alla scoperta di sé e dei propri talenti. Questo è l’obiettivo: 120 ragazzi che potranno avere un titolo di studio, un lavoro, una vita da protagonisti.
Le azioni del progetto ruotano intorno a 3 pilastri: coinvolgimento della comunità educante, attraverso incontri informativi e formativi per famiglie, docenti e operatori; personalizzazione dei percorsi dei beneficiari, elaborati a partire dalle specificità di ciascuno di essi; e infine, azioni di accompagnamento educativo e al lavoro, attraverso anche laboratori pratici e didattici con maestri artigiani del territorio.
Grazie al contributo di Tiresia – Politecnico di Milano tutte le attività descritte verranno monitorate e misurate attraverso parametri specifici per tutta la durata del progetto al fine di quantificare la generazione di valore e impatto sociale dell’attività svolta.
Si tratta di un’esperienza significativa per il territorio che coinvolge una rete di soggetti virtuosa e rappresentativa: scuole (IC Como Albate, IC Como Centro, IC Como Rebbio), imprese (Filario Hotel & Residences – AS Hospitality), enti pubblici (Camera di Commercio di Como e Lecco, Comune di Como) enti privati (Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte) e del privato sociale (Cometa Formazione SCS, Il Manto SCS, Parrocchia di San Martino in Rebbio, Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione), sono i registi di questo progetto che vuole tentare di trovare nuove vie per la comprensione e la riduzione del fenomeno dispersione e esplorare le metodologie di contrasto sin qui adottate.
La bottega diviene così luogo di cultura e recupero: apre al valore educativo del lavoro. Anche dal lavoro, e soprattutto dal lavoro manuale, è possibile imparare, crescere, conoscere sé stessi e la realtà.
Scoprirsi “capaci di un bene”: «Non pensavo di riuscire a creare qualcosa di così bello». Con queste parole, e con lo stupore negli occhi, uno dei ragazzi del progetto ci racconta del laboratorio svolto con famosi Maestri orafi di Milano. Una esperienza di bellezza che spesso si ritiene accessibile a pochi e che, invece, può essere aperta a tutti. E’ un’esigenza del cuore di ciascuno ma i ragazzi hanno come perso di vista questo obiettivo, per cui dobbiamo accompagnarli a riscoprirla dando loro le ragioni, facendo fare loro esperienza. Esperienza di bellezza e di ordine, di qualità della vita.
Questo è “Ad Hoc”. Allora da dove si può ripartire? Noi crediamo da qui, da 120 ragazzi che tra quattro anni diranno «Non pensavo di riuscire a creare qualcosa di così bello».
Articolo di Carlo Garbagna, Responsabile Ufficio Progetti Cometa.
Tratto dal magazine semestrale Mestieri d’Arte e Design di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte.