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George Zigli, comasco di origini ghanesi: «Pensavo solo al basket e avevo sei insufficienze. Poi tutto è cambiato» La madre si è rivolta al doposcuola della Cometa: «Oggi sono io a dare una mano ai ragazzi che sono in difficoltà»

ANDREA QUADRONI

«Ci passavo spesso davanti con il bus, in via Madruzza. Mi chiedevo: chissà cosa sarà, non capivo se fosse una scuola o altro. Si poneva la stessa domanda mia madre. Finché un giorno si è fermata ed è entrata». A distanza di undici anni, il sorriso di George Zigli, oggi “universitario”, racconta meglio di qualsiasi altra cosa come l’incontro con il doposcuola di Cometa sia stato cruciale per il suo futuro, scolastico e non solo.

«Ero in terza elementare – racconta il ragazzone ventunenne comasco di origine ghanese – e pensavo solo a giocare a basket. Prima, essendo grosso e più alto dei miei coetanei, mi schieravano da “4”, ala forte. Poi, più avanti, ho continuato come guardia. Mi interessava tantissimo la palla a spicchi, molto meno lo studio. Infatti, non facevo nulla a casa».

Per la “disperazione” della mamma Happy, desiderosa di portare la concentrazione di suo figlio anche sui libri. Per questo, un giorno, decide di presentarsi alla sede della realtà educativa lariana per chiedere informazioni: ritorna a casa con una brochure zeppa d’iniziative, percorsi e progetti, fra cui il doposcuola.

«All’inizio – continua George, accompagnando le parole con i gesti delle mani – mi recavo tre o quattro volte la settimana. Non avevo particolari remore: ma una volta arrivato, ho scoperto davvero una realtà preziosa. Avevo bisogno di un aiuto, e ho trovato non solo qualcuno in grado di seguirmi per fare i compiti di matematica, la mia bestia nera. Innanzitutto, per il doposcuola venivano a prendermi con il pulmino. Poi, gli educatori erano disponibili e avvertivo, in generale, la sensazione di affetto. Ho imparato davvero molto: accanto allo studio, apparecchiavo e sparecchiavo insieme agli altri ragazzi e portavo avanti altre attività.

Era, per certi versi, una seconda casa. Un posto dove andavo volentieri. Sì, mi sono detto “mi vogliono bene”».
Accanto ai dettati, tabelline, operazioni e analisi di testo, la vita di Cometa si componeva di corsi di vela, arrampicata e danza, vista la grande passione di George per la musica Hip Hop.

E i risultati sono arrivati? «Assolutamente – continua – innanzitutto, fin dall’anno successivo ho cominciato ad andare tutti i giorni. Dopo le elementari, mi sono iscritto alla “Parini”. Il primo semestre è stato catastrofico: avevo sei insufficienze. Avevo davanti a me un pericolo concreto: essere bocciato». A quel punto, è arrivato il vero cambiamento.

Grazie al supporto di educatori, della madre e della sua forza di volontà, George riesce a cambiare registro e a raddrizzare il suo cammino. Morale? Alla fine della terza media, viene premiato fra i cinque migliori studenti della scuola. Un riconoscimento forse inaspettato, ma meritato e conquistato con grande soddisfazione. «I voti magari non sono stati eccezionali come quelli di altri studenti – aggiunge – ma è un premio, credo, al percorso fatto. Mia madre era davvero fiera di me».

A quel punto, smette di frequentare le attività di doposcuola (senza interrompere però il rapporto con Cometa) ma continua la sua carriera scolastica. «Mi sono iscritto al corso di elettronica ed elettrotecnica al Sant’Elia di Cantù. I primi tre anni, dico la verità, non sono stati facili, perché alcune materie erano davvero complicate. Però, grazie all’accompagnamento fatto negli anni precedenti, avevo imparato rato un metodo. Ormai ero autonomo nel mio procedere. Infatti, sono sempre stato promosso senza alcuna insufficienza».

Arrivato a fine superiori, la storia di George prosegue fra i banchi universitari. Il ragazzo ora frequenta il corso di “Finanza, marketing e comunicazione” alla Bicocca di Milano.
«Come sta andando? Direi bene. Sono in pari con gli esami: mi manca solo matematica». A 21 anni, non è in ritardo né fuori corso, se considerati i dati nazionali è una mosca bianca, uno fra i pochissimi a essere “in regola”.

«Intanto – prosegue – nel giorno libero dalle lezioni ho deciso di venire qui a Cometa per dare una mano nel settore amministrativo, così da imparare “in pratica” ciò che studio “in teoria”.

A conti fatti, riavvolgendo il nastro, quanto è stata importante scegliere di seguire un percorso di doposcuola?

«Fondamentale – conclude – agli altri ragazzi, magari indecisi, vorrei direi di non avere remore nel farsi aiutare. Non ci si deve sentire “deboli” o problematici. È un modo per crescere come persone e per capire, fino in fondo, le proprie potenzialità. E, soprattutto, senza sprecarle». Ne è valsa la pena, quindi? «Assolutamente». Guardate il suo sorriso in foto per averne conferma.